Rappresentare l’obesità non come “preda, ma come protagonista consapevole”: è l’essenza del progetto fotografico “Obesa” nato dagli incredibili scatti della fotografa fiorentina Stefania Mattioli, giunta a firmare un capolavoro di autenticità e amore non appena la fotografia si è fetta, nelle sue mani, autobiografia.
Così la bambina amante dei dinosauri e delle t-shirt con gli animali stampati, con un enorme difficoltà nell’esprimere se stessa senza pensare di apparire “strana”, ha risposto al suo bisogno di comunicare lasciando che le sue mani trovassero una macchina fotografica.
Pur avendo affrontato, inizialmente, gli studi di “Media e giornalismo” presso l’Università “Cesare Alfieri” di Firenze – la Mattioli avrebbe sempre voluto tanto disegnare, ma la paura dell’opinione altrui, l’ombra del precariato e delle persone irresponsabili nel commissionare lavori l’hanno allontanata dall’idea, finchè a venticinque anni non ha comprato la sua prima Reflex. “Ho iniziato fotografando i miei gatti e scatto dopo scatto, ho capito che la mia visione del mondo potevo raccontarla anche così”.
In questo modo sono crollati, piano piano, nel giusto dialogo con se stessa, ascoltandosi e dandosi fiducia, quelle sovrastrutture che la piccola Mattioli si portava addosso. “Di quella bambina – racconta – ho mantenuto la mente che va a mille, gli scenari buffi che riesco a costruire solo io, ma anche una fragilità ansiosa e il desiderio di appartenere a qualcosa”.
D’altro canto, per sua stessa rivelazione, il suo più grande pregio è la “creatività”, ma il peggior difetto è sicuramente “la tremenda insicurezza nel rivelarla”. Ognuno ha i suoi fantasmi.
Ma se la maturità le ha fatto trovare il “linguaggio” c’è un’altra leva che ha sollevato il suo mondo ed è Giannino, suo figlio – davanti al quale le incertezze non trovano campo – e al quale racconta “mondi di fantasia, senza i filitri noiosi della reltà adulta”.
“Possiamo costruire giochi e storie solo nostre. Mi porto dentro il desiderio di proteggere e accogliere la sua identità, in qualunque modo la voglia esprimere”.
Oggi Stefania Mattioli ha 35 anni, è una fotografa affermata che – passando dalla fantasia alla cruda realtà – ha firmato, qualche tempo fa, durante l’ultimo anno dei suoi studi presso la “Fondazione Studio Marangoni” il progetto “Obesa”.
“La documentazione dell’obesità nella fotografia contemporanea pone troppo spesso l’attenzione sul disagio fisico, mettendo il focus sui corpi; l’obesità stessa diventa l’oggetto unico della foto. Anche solo per raggiungere un intento ironico; viene fotografata una persona obesa con l’idea che basti quella per rendere una foto divertente. Nei miei anni da studente e da insegnante di fotografia ho visto centinaia di foto di turisti sovrappeso ritratti nelle esercitazioni di street photography. Volevo un progetto dove l’obesità non fosse preda, ma una protagonista consapevole”.