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“Domani non esiste, domani è una parola che non conosco”: Mazzucco “Un giorno perfetto”

Domani non esiste, domani è una parola che non conosco, che non ho imparato ed infatti è solo Un giorno perfetto (Giulio Enaudi Editore, 2017), con tutta la grande potenza che la parola “perfetto” trascina con sé nel vorticoso e profondo romanzo di Melania Mazzucco. “Perfetto” è un rimando schiacciante a ciò che non è normale, o semplicemente speciale – no! – ma a ciò che è addirittura “ideale” con tutta la forza distruttrice – ed eventualmente costruttrice! – che l’ambizione del lemma infonde ad esso stesso. “Perfetto” ha dell’inquietante.

Ventiquattro ore di “giostra” nella vita di personaggi che si incrociano e si vivono nel dedalo di una Roma frenetica: Antonio si sente abbandonato a sé stesso dopo che la sua ex-moglie, Emma, ha mandato in frantumi la sua storia di marito, padre e lavoratore “devoto” dichiarando la sua “indipendenza” e lanciandosi nella creazione di una nuova vita – senza di lui – con i loro due figli.

Antonia De Francesco con “Un giorno perfetto”

Emma è una donna di coraggio, quello che la rende invidiabile agli occhi della giovane Maja, moglie dell’onorevole Fioravanti, che pur avendo tutto, anche il superfluo, non ha l’essenziale se non la sua Camilla. Sulla sua strada c’è Zero a rendere questa mancanza ancora più evidente, creando asfissia da passato, agonia da futuro, ma soprattutto tentazione da presente. Fioravanti, il politico impegnato in una nuova sfida elettorale, nelle stesse ventiquattro ore acquisisce la sua consapevolezza: è finita, è stato sacrificato sull’altare del successo del partito e del ricambio generazionale.

E’ un giorno quello “perfetto” in cui la sbarra del giudizio si avvicina per tutti: per un uomo che passa dall’essere il “maschio alfa” ad assurgere ad un androgino modello di Medea; per un uomo che arringava le “piazze” come Cicerone e poi come lui si è trovato “accoltellato” alle spalle. E’ un “giorno del giudizio” per una donna rinchiusa in una torre d’avorio ed un’altra che non ha aspettato il principe per essere salvata – anzi! – per chi si ribella alle radici che non si è scelto. Per il professore che il più grande insegnamento, vitale per la sua persona, non lo trasmette, ma lo apprende.

In queste pagine della Mazzucco è tutto un aprirsi e chiudersi di porte, di ingressi e di uscite, dentro e fuori la quotidianità di quel “giorno perfetto”; minuti in cui ci si mette comodi – come uno dei tanti passanti incrociati in quel giorno nella Capitale – per poi realizzare che è solo uno dei tanti giorni, che qualcuno decide di rendere “perfetto” lasciando che gli altri subiscano il suo disegno.

Un giorno perfetto è una storia d’amore e violenza, come purtroppo tante tristemente se ne apprendono. E’ una storia di persone sopraffatte dal vortice dei loro sentimenti. Una di quelle storie che non hanno abbandonato l’ordinarietà neanche nella straordinarietà dell’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto in questi mesi e che, per questo, sono stata spinta a proporre.

Le cose grandi possono essere ridotte a cose piccole, le cose piccole possono essere ridotte a niente. E questo è tutto.

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