E’successo qualche sera fa: ero immersa nelle pagine del libro di Gabriele Romagnoli quando mi sono accorta che ero esattamente già con il mio “Solo bagaglio a mano”, così come le storie e la filosofia da viaggio , contenute tra le pagine, suggerivano.
Ero seduta a terra, su un grande scoglio levigato dal tempo, accolta nel ventre della Terra madre; davanti a me un’immensa distesa di mare, l’infinito più infinito immaginabile. Qua e là qualche barca le cui cime per l’attracco al pontile cigolavano quel giusto per farti compagnia. Silenzio in quantità, perso in una notte stellata, il momento più bello di qualisiasi giorno che, per mano, accompagna ogni alba. Luce poca, quel tanto che bastava ad illuminare le parole ed i pensieri. I rumori dell’inconcludente frenesia sociale solo in lontanza, ad una distanza tale da farmene sentire privilegiatamente al riparo. Così completamente abbandonata al libro di Romagnoli, mi sono detta fortunata. Mi sono detta espressione di tutto quanto stessi leggendo. L’essenziale era lì.
Ciò che conta, infondo, nella vita è tanto, ma ciò che è davvero fondamentale è molto poco. Tutto finisce con l’essere relativo col passar del tempo, così come col passar dello spazio, e probabilmente il meglio che possa capitarci è renderci bersagli mobili. Il punto è esserne consapevoli, nutrire il desiderio di “non ingombrare, non essere ingombranti” e giostrare la propria esistenza con la forma mentis di un bagaglio a mano: che impone di selezionare un vestito multiuso, accessori funzionali, colori non invadenti, per “viaggiare leggeri, essere leggeri, vivere leggeri”.
La considerazione è resa ancora più interessante se, per tutta la lettura, si ha presente che i pensieri che conducono a tali conclusioni, sono frutto di una diretta esperienza di Romagnoli: eccitante e al limite della vita. In tutti i sensi.
Per scoraggiare la diffusione dei suicidi in Corea del Sud, a Naju, un’organizzazione, Korea Life Consulting organizza il tuo funerale. Un modo effettivamente neanche troppo originale, ma sicuramente inusuale di rimetterti al mondo. Guardi in un obiettivo per farti scattare la foto che accompagnerà la tua bara; guardi un video alla cui conclusione apparirà la scritta Life is Short, tanto per ricordarti che infondo di una vita passata tra il sonno, la fame, il sesso, i soldi, il divertimento, le lacrime e quant’altro, da statistica, solo per “46 ore sei stato felice”. Allora sei tenuto a scrivere il tuo testamento, rivolgendo un saluto a chi resterà oltre te. Poi, è la volta di indossare una vestaglia senza tasche, perchè, come si dice a Napoli « l’ultimo vestito è senza tasche».
A questo punto sei morto. Idealmente morto, con uno status quo suggellato da quattro martellate che fissano il coperchio della tua bara. Lì rimani per diversi minuti.
Rialzato l’opercolo di Romagnoli, l’autore ci ha regalato “Solo bagaglio a mano”.
E’ successo qualche sera fa. L’ho letto e mi sono sentita in pace col mondo ritrovandomi in molti dei pensieri di “questo piccolo manuale di resistenza umana o il prologo alla creazione di una nuova specie: più leggera, mobile, che sfugge a ogni schema e quindi sopravvivrà alle mutazioni in corso. Troppo, certo”.
Così ho capito che forse mi sento già parte di quella “generazione capace di scegliere la libertà, di consumare soltato il necessario ( incluso ciò che è necessario per il piacere), di non legarsi a nulla, di saper perdere cose e battaglie senza perdersi, di non credere in idee e fedi che le sono state date, preconfezionate, alla nascita, una generazione senza troppo passato né avvenire, ma con una inflessibile attrazione verso il presente, inafferabile, imprevedibile, disancorata dal suolo e dal tempo. In sintonia piena e pura con l’esistenza. E poi, quando finisce, arriva qualcuno a dirti: ti sia lieve la terra. Fallo tacere. Ti sia lieve la vita. Per attraversarla, ho un unico insegnamento. Credetemi: solo bagaglio a mano”.
Ancora una volta si rincorrono i temi più cari alla letteratura e all’uomo: la vita, il viaggio, la morte… solo che questa volta qualcuno si prende la briga di darti un consiglio.