Una donna atipica fin dall’infanzia: refrattaria agli studi curriculari, attratta dall’esplorazione del mondo che la circonda, affascinata dalla possibilità di osservare, vivere e raccontare. Un’adulta, giornalista, imprenditrice e madre di cinque figli. Una donna “contemporanea” – ante litteram – nella sua strabiliante e richiesta abilità di coordinare aspirazioni personali lavorative e vita privata, in una Napoli, dunque in un sud Italia – a cavallo tra la fine dell’Ottocendo e l’inizio del Novecento.
Stiamo parlando di Matilde Serao prototipo della “sostenibilità del ruolo della donna”, così come ha deciso di raccontarla la sua pronipote Rossella Serao nel libro Donna Matilde – Donna Matilde (1856-1927) e la sostenibilità del ruolo della donna (Edizioni Fondazione AIMC, 2023) .
Un’icona delle pari opportunità in un periodo in cui questa perifrasi per indicare la libertà delle donne di propugnare per la propria realizzazione, sfidando stigmi sociali e lanciandosi in nuove impercorse avventure professionali, neanche esisteva.
Matilde Serao è stata la prima giornlista donna fondatrice e co-fondatrice di più quotidiani – rimasti, tra l’altro, riferimenti della carta stampata – come “Il Mattino” e “Il giorno”; affiancati anche da una vasta produzione letteraria, ricordiamo ad esempioIl ventre di Napoli.
Una donna, una professionista indiscussa – in quanto giornlista, tanto quanto imprenditrice – partita dalla piccola frazione di Ventaroli, Carinola (Ce), sbarcata a Napoli, che ha conquistato i salotti parigini. Indipendente nelle sue imprese lavorative, antesignana dei colori più leggeri della cronaca, avendo compreso anche l’importanza di raccontare il costume; sfidante dei canoni estetici e del divario anagrafico, che le fa sposare due uomini più giovani di lei.
A tutto questo, si aggiunge la possibilità di interpretarla come emblema della “solidarietà femminile”, soprattutto con l’atteggiamento che decide di mantenere con l’amante di suo marito – Edoardo Scarfoglio ( in seconde nozze sposerà invece il giornlista Giuseppe Natale) – la soubrette del cafè-chantant Gabrielle Bressard.
Convinta che Scarfoglio avrebbe lasciato la moglie per condividere con lei una nuova vita di coppia dal momento che avrebbe dato alla luce un loro figlio, avendo partorito una splendida bambina e non avendo ottenuto dal fedifrago la stabilità che desiderata, Gabrielle Bressard si toglie la vita davanti alla porta di casa Scarfoglio-Serao, dopo aver dato la neonata nelle mani di una collaboratrice domestica presente in casa.
Matilde la soccorre, trascorre con lei tutta la sua degenza in ospedale e l’accompagna, infine, alla morte; non la giudica, non la odia, la aiuta – probabilmente in primis che la vita fosse un prezzo troppo alto da tributare ad un amore non corrisposto, in secundis, avendo colto la fragilità di quella donna, come lei. Ne adotta la bambina, la chiama addirittura come la sua amata madre: Paolina.
Questa è Matilde Serao, la “Donna Matilde” che regala la lettura del testo di Rossella Serao che ripercorre vita privata, i luoghi del sud che le sono appartenuti, il rapporto con i suoi famigliari, regalando un ritratto interpretativo che va oltre la giornalista famosa che tutti conoscono, la prima inviata di guerra, l’iconica cronista de “Il Mattino”.
L’autrice racconta la Matilde Serao portatrice di un profondo “rinnovamento culturale”, ne mette in luce lo spirito rivoluzionario, autorevole, profondamente in grado di autodeterminarsi e di imporre, grazie alla propria forza di disporre della libertà d’essere, alla società coeva la sua potente personalità. Il suo potente essere donnna.