Solo è il coraggio. Giovanni Falcone, il romanzo (Bompiani, 2022), è l’ultimo romanzo di Roberto Saviano pubblicato proprio in occasione del trentennale della strage di Capaci, in cui persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie e gli agenti della sua scorta. Un anniversario, purtroppo, tristemente condiviso anche con un’altra strage, quella di via D’Amelio, in cui a perdere la vita furono il collega e amico Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta.
La mano di questi drammatici eventi che segnarono la storia d’Italia fu sempre la stessa: la mafia. Quella “mafia” a cui questi due Giudici avevano dato volti, nomi, ricostruito sistemi e dinamiche fino ad arrivare a quello passato alla storia come “Maxi-Processo”.
Il testo del giornalista e scrittore Saviano – come egli stesso sottolinea in premessa – “racconta una storia vera”: su alcuni episodi narrati esistono varie versioni tra le quali l’autore ha scelto, di volta in volta, quelle più verosimili. Le pagine si fanno romanzo, invece, quando con l’immaginazione lo scrittore crea connessioni, ricostruisce dialoghi o dà corpo a emozioni e pensieri. “Queste pagine – spiega Saviano – sono un retabolo costruito grazie alla strumentazione letteraria che il romanzo concede; ogni scena inquadra il dramma di un Paese intero, in cui la verità è talmente contorta da superare la fantasia più ardita. Ogni personaggio a cui si fa riferimento è realmente esistito, ogni fatto è realmente accaduto. Tutto questo è stato”.
E’ così che l’autore ha pensato di presentare la storia di un Magistrato che insieme a pochi altri ha intuito la complessità di un’organizzazione criminale e ne ha seguito la pista più evidente, quella del denaro, provento delle sue attività illecite. Dando tridimensionalità alla sua figura, e non solo, è andato oltre una eventuale cronostoria o i “semplici” fatti, ha provato a restituire quello “spazio intimo dove le scelte cruciali maturano prima di accadere”.
Tra le pagine proprio nella dimensione più intima emerge quella “solitudine” che riecheggia nel titolo, ma la presenza di tanti altri nomi che hanno fatto della lotta alla mafia una ragione di vita è chiaro che di “coraggi soli” ce ne sono stati diversi. Penso a Boris Giuliano, Cesare Terranova, Emanuele Basile, Gaetano Costa, Ninnì Cassarà, Rocco Chinnici, Paolo Borsellino – per citarne alcuni, ma non tutti – che compaiono tra queste pagine, spesso mostrando proprio come i loro “coraggi soli” si incontrassero e si unissero cercando di dare il meglio in ciò che non potevano fare: smettere di lottare.
“Questo romanzo ci racconta una pagina fatidica della nostra storia, illumina la vita di un uomo che, nel pieno della carriera, fu in realtà al culmine del suo isolamento. E leva il canto altissimo della sua solitudine e del suo coraggio”.
E ci riesce.