“Cris” (Fandango, 2022): è la storia di un diciannovenne – Cris – esasperato dal senso di oppressione scaturito da una vita di “successi” tutti rigorosamente dettati dalle scelte della madre; una donna che giganteggia, in nome dell’amore materno, sulla sua vita, finendo con l’impedirgli di interrogare i suoi gusti, la sua volontà, i suoi reali desideri.
Complici il blocco pandemico causato dal Covid-19, la sua autrice – Manuela Salvi – decide di metterlo in fuga verso il più classico dei paradisi della movida estiva, la riviera romagnola. Il ragazzo nato dalla penna dell’autrice del genere “Youg Adult” italiano ha la forza di ribellarsi: scappa, getta il suo smartphone per non essere rintracciato, ma soprattutto si lancia alla scoperta di sé…
Nel viaggio di Cris, l’autrice sfida tutti i “tabù” legati alla letteratura per ragazzi: mostra il sesso, la violenza, proietta il suo personaggio verso quelle “relazioni autentiche” – che sembrano sempre più distanti, invece, dal mondo adulto – insomma lo fa allotanare da quel “sistema binario culturale” a cui lo aveva rilegato la sua esistenza condotta all’ombra della madre.
Ed è, in parte, anche qui che risiede il successo del testo tra i più giovani – e non solo! – nella sincerità della Salvi nei confronti dei suoi lettori per i quali non edulcora nulla, ma fa di più: solletica, pizzica, fa suonare una sveglia per allontanarli dal torpore del “predestinato”. Insomma “mostra” ciò che è per come va fatto e per ciò che i giovani realmente desiderano: essere trattati come persone senzienti e non come eterni bambini da tenere sotto una campana di vetro in un mondo che è sempre più lontano da quello che i genitori – iperprotettivi – intendono fargli credere che sia.
Da “le principesse il pisello non ce l’hanno” – incipit del suo primo romanzo di grande successo “Nei panni di Zaff” – al “pisello” che torna nella trama di Cris, la Salvi ha compiuto molta strada letteraria senza mai, però, abbandonare la capacità di capovolgimento della classica “normalità”, ristabilendo continuamente i suoi orizzonti e punti di osservazione in modo originale e appassionato.
“Cris”, in questa ottica, si palesa come una sorta di appello: quello rivolto ai più giovani (ma non solo!) di riappropriarsi della loro vita; quello per gli adulti ricentrando le loro esistenze senza assillare quelle altrui.
D’altra parte il libro della Salvi si presta a tanti livelli di lettura – partendo anche dal presupposto che lo stesso genere, “Young Adult”, è per certi versi un po’ crossover – ma “la tematica che sottende tutta la storia è che nessuno di noi può vivere una vita scritta da qualcun’altro e quindi, emerge, la necessità di riappropriarsi della propria identità. Questo per i ragazzi ha un valore doppio perchè sono quelli su cui ricadono di più le aspettative famigliari, sociali” – per dirlo con le stesse parole dell’autrice.
“L’idea di lavorare per la prima volta in vita sua lo spaventa a morte e lo eleva alla condizione di un dio – il dio dell’autosufficienza, dell’indipendenza ottenuta strappando a morsi il proprio guinzaglio”.