La prima parola sulla quale mi sono soffermata è stata “porci”. D’altronde leggendoPorci con le ali – Diario sessuo-politico di due adolescenti – nato dalle penne di Marco Lombardo Radice e Lidia Ravera ( Bompiani, 2018 ) – è facile che a colpirti sia la definizione di porci e la correlazione instaurata con i “concetti” di sessualità, politica e – non gioventù in generale – ma specificamente adolescenza. Non è una banalità – da far sorridere – perchè l’immediato rimando, per me, non è a quella zozzeria dei benpensanti o della critica superficiale alla quale l’opinione pubblica ricorre spesso attualmente.
Il primo pensiero, invece, è stato che nella letteratura la figura del “porco” torna più volte. Perché? mi sono chiesta. In effetti il “porco” è – almeno nell’immaginario collettivo – un po’ l’immagine della trivialità, ma ancora prima – penso – della basicità, il che la renderebbe l’emblema più calzante anche di una certa basicità – fortemente irrazionale – quella umana. Da qui la deduzione che – probabilmente – l’adolescenza è un po’ la “basicità umana” – non per rozzezza intesa semplicemente come sporco, o comunque negativamente rozzo – ma fondamentalmente come l’acerbità della persona che sarà. Non sono dunque “porci”, ma “porci con le ali”. Pronti ad essere altro, impegnati a diventare qualcuno, a scegliere quel qualcuno, desiderosi di esserlo, ma pur sempre ancora adolescenti (fortunatamente per loro!).
Ecco Rocco e Antonia, protagonisti di questo sensazionale romanzo – sensazionale perché è di sensazioni vere e veramente scritte senza pudori o formalismi che si tratta, con l’irruenza linguistica che solo un adolescente conserva nella schiettezza di raccontarsi – che si misurano con se stessi, mentre si trovano e si vivono, pur continuando nei loro personali percorsi di vita nel corso dei quali cercano di superare gli steccati della riflessioni politiche e delle esperienze sessuali. Non due compagine qualsiasi – amicizia, scuola, futuro – no. Politica e sesso, perché – in effetti – entrambe riconducono a quella “basicità umana”, ambedue sono le componenti – per chiara derivazione di identificazione e socializzazione – del presente con il quale un individuo che esce nel mondo comincia a stabilire un legame. Era così negli anni di Rocco e Antonia – gli anni settanta, scenario sullo sfondo della loro vicenda – ed infondo dovrebbe essere ancora così.
Il riccioluto Rocco e la femminista Antonia, con tutta la confusione e la difficoltà che comporta l’adolescenza, pur compagni della stessa scuola e del medesimo collettivo politico della sinistra studentesca, si riconoscono in un abbraccio improvviso solo durante il corteo di una manifestazione a Roma. Si amano e si affrontano: l’autoerotismo, la bisessualità e l’omosessualità, l’amore vs il sesso, il piacere di piacere e la solitudine del dolore, dell’incomprensione; e poi c’è la fantasia che viaggia su quelle “ali”, che gli fa bramare un “passaporto per il paradiso dell’autonomia”, e tanti tanti interrogativi a cui solo la vita – o la stessa ricerca delle risposte – riuscirà a dar conto.
Tra le parolacce, le bestemmie e tutta l’irruenza di un linguaggio che rispecchia la ribellione che c’è negli animi di Rocco e Antonia, così come di un’intera generazione, che trova riverbero nella ribellione politica che colora le strade e in quella sessuale che riempe di odori e scoperta gli spazi più impensati, Rocco ha “l’impressione di aver capito abbastanza poco di tutta la storia […] perché è cominciata, perché è andata a puttane, cosa è giusto fare, o meglio cosa vorrei veramente fare, con lei, con te, col mondo, nella vita ecc.”. Antonia? Antonia non sa se il suo sia “un cattivo rapporto con la consecutio temporum o con la mia vita!”.
Porci con le ali credo sia diventato il “manifesto di una generazione” ed un “longseller” perché non ha presunzione di rispondere. E’ un diario e come tale racconta gli interrogativi adolescenziali – in modo vero e spregiudicato – li percorre, li mostra – forse li spiega descrivendoli – ma non ha nessuna presunzione di fornirgli risposte. Anche perché – lasciatemelo dire – forse sono proprio le risposte belle e fatte quelle che gli adolescenti non voglio, quelle alle quali si ribellano, proprio perché nel loro essere “porci” ( umanità basica, libera di orpelli e cazzate formali, pura istintualità) proteggono – con tanta rabbia, quanto amore – il coraggio di immaginarsi con “le ali”.
Se non me ne avesse parlato un giovane degli anni settanta, probabilmente, non avrei mai scoperto questo libro così nudo e vero, che di fatto regge molto bene il confronto con gli anni trascorsi nelle letture di tante generazioni e che proprio in questo trova, rinnovata e rigenerata, la sua forza.