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Da “solite stronze” a “venerate maestre”, le dieci meravigliose storie di “Morgana”

L’indisciplina, intesa proprio come riottosità alle regole condivise, è uno dei tratti caratteristici di tutte le Morgana, ma questo non significa incapacità di darsi delle regole”. Dunque chi sono Morgana? A questo nome rispondono i profili esistenziali di dieci donne indimenticabili, che con la loro anarchia spirituale e fattiva, ma soprattutto con la loro capacità visionaria sono riuscite a superare circostanze, limiti e confini, rivendicando per sé – con quei modi, a volte, molto poco convenzionalmente accettati dalle società a loro contemporanee – la centralità della loro vita e il diritto alla loro realizzazione.

Michela Murgia e Chiara Tagliaferri autrici di Morgana – storie di ragazze che tua madre non approverebbe ( Mondadori, 2019) hanno creato una sorta di dizionario al femminile dove i significati di parole come coraggio, immaginazione, lungimiranza, trovano esempi tanto veraci quanto sofisticati. La galleria a quattro mani, infatti, contempla donne, alcune delle quali passate alla storia più come personaggi che come persone – non erroneamente, ma senza restituirle completamente: esse sono diventate icone di sfide ed anche di tutto ciò che una battaglia all’ultimo sangue con la propria vita ed il resto del mondo – misogino in tante sfumature – comporta, compresi sentimenti non generalmente in linea con il luogo comune del sommesso “gentil sesso”.

Morgana, non a caso, è una figura mitologica legata alla tradizione leggendaria arturiana, è una “fata”, una “strega”. Moana Pozzi, Caterina da Siena, Grace Jones, Sorelle Brönte, Moira Orfei, Tonya Harding, Marina Abramović, Shirley Temple, Vivienne Westwood e Zaha Hadid, in questa lettura, sono tutte “streghe”: lo sono, o quanto meno lo sono state, non solo per un mondo maschile spesso asfaltato dall’intelligenza di queste donne spinte a metodi, mezzi e ambizioni percepiti semplicemente come spaventosi, ma lo sono anche per le donne stesse.

Disposte a tutto per se stesse non ne ha fatto delle donne peggiori o migliori degli uomini, anzi, le ha messe esattamente sullo stesso piano, lasciando che fossero le loro qualità a farle arrivare lì dove la propulsione della loro volontà fosse in grado di farle arrivare; senza ammantarsi di agevolazioni, senza ammantarsi di particolari meriti legati alla caratterizzazione sessuale. Diceva l’ “archistar” Zaha Hadid, citata nel testo letteralmente: “E’ evidente che i maschi vivono da millenni in una condizione che è stata di dominio ed di privilegio professionale e sociale. Serve che lo ripeta io? Quando ho iniziato, le donne c’erano ma non andavano mai oltre un certo livello. Si supponeva che non potessi avere un’idea. Se invece sei un uomo non solo puoi averla, ma puoi anche essere esigente. Il fatto è che il vero nemico è dentro, quando permettiamo alle persone di trattarci con superiorità. Ma se hanno un problema è loro, non tuo. Non puoi passare la vita a combattere. La vera battaglia è fare un buon lavoro”.

E’ in questa prospettiva che si può cogliere la capacità politica di Caterina da Siena, lo sdoganamento del godimento sessuale femminile grazie a Moana Pozzi che per la prima volta in quanto donna dà voti alle performance dei suoi amanti, oppure il coraggio della scrittura delle sorelle Brönte.

Murgia e Tagliaferri, citando Arbasino, ricordano come per diventare “maestro” ci siano tre tappe per cui “il talentuoso comincia da giovane promessa, vive da solito stronzo e alla fine diventa venerato maestro”; le autrici sottolineano come spesso per le donne la parabola si fermi alla “solita stronza” per sempre. Ecco – leggendo Morgana – l’impressione è che loro si siano soffermate proprio sulla tappa “solita stronza” di donne vulcaniche e strepitose, rare, che hanno scelto se stesse ogni giorno per svelare così le “maestre”di libertà e auto-determinazione che il tempo ne ha fatto.

“Questa guerra viscerale alle donne che ce la fanno è intimidatoria verso tutte quelle che vogliono provare a farcela: se scegli un perchè invece che un per chi, vivrai e morirai sola, le donne che scelgono se stesse perdono infatti il diritto alla felicità”.

Non c’è uno dei dieci ritratti di questo libro che non ti lasci il desiderio di palesare la stessa forza spavalda per seguire te stessa e i tuoi desideri. Non c’è un ritratto di questo libro che non ti lasci comunque ammirata per la capacità di liberare la vita dei fatti.

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