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“Mi aiuti a conoscere mio padre?” Calabresi racconta Carlo Saronio

Carlo, ma che compagni di strada ti eri scelto? Perchè gli hai dato retta? Perchè hai passato tanto tempo con lui?

Il sacerdote missionario Piero Saronio avrebbe voluto porre queste domande a suo zio Carlo Saronio – figlio di una delle famiglie più benestanti di Milano, sequestrato e ucciso sul finire degli anni Settanta dal mondo dei movimenti extraparlamentare con il quale egli stesso aveva condiviso ideali rivoluzionari.

L’assenza dell’interlocutore a cui porre gli interrogativi non cancella automaticamente i punti di domanda stessi. A maggior ragione se essi nascono proprio dal tentativo di spiegare un infausto destino che ha colpito un timido geniaccio come Carlo, proprio quando – dopo anni sospeso tra due mondi inconciliabili che attraversava in una sorta di espiazione – aveva trovato la forma da imprimere alla sua vita guardando al suo amore per la fidanzata Silvia.

Un amore autentico che ha dato alla luce Marta, nata otto mesi dopo la sua morte: lui moriva, mentre sua figlia – espressione di quel futuro al quale aveva puntato – si formava nel ventre della sua Silvia.

Quella necessità di sapere di Piero è quella, in vero, condivisa con sua cugina Marta giunta alla necessità di confrontarsi con la storia di quel padre che non ha mai conosciuto a causa di un’assenza più ingombrante della sua vita stessa, soprattutto al netto di quanto poco ne conoscesse.

Antonia De Francesco con “Quello che non ti dicono”

Mi aiuti a conoscere mio padre? non l’ho mai conosciuto, ma è sempre con me.

E’ questa la richiesta giunta al giornalista e scrittore Mario Calabresi che l’ha portato nuovamente ad immergersi nella Storia dell’Italia di quegli anni Settanta stretti nella morsa del terrorismo di varia matrice e a dare vita al libro dal titolo Quello che non ti dicono ( Mondadori, 2020).

Siamo nella fase di passaggio tra la prima e la seconda stagione del terrorismo, che sarà la più violenta e sanguinaria, e il rapimento e la morte di Carlo rappresenteranno proprio un punto di svolta.

Grazie a documenti, foto, testimonianze dirette di alcuni protagonisti di quegli anni, Mario Calabresi riallaccia i fili della storia di Carlo a partire da quel giovane studente di chimica che modella la sua vita raccogliendo l’impulso della ribellione al modella di vita del padre ma anche preso da un’inconscia e profonda ricerca di affetto culminata con Silvia.

Messe insieme le forze Piero Saronio, Marta Saronio e Mario Calabresi riescono a restituire un ritratto di Carlo, ma soprattutto di un padre, lasciando riemergere quel bambino vissuto solo fino all’età di dieci anni, divenuto un giovane dedito allo studio che inizialmente critica la cosiddetta rivoluzione dei costumi. Un giovane che via via si affezziona in maniera inesorabile ad un ideale di giustizia sociale, che aveva una possibilità infinita di silenzio e che, ad un certo punto,mentre cercando di inseguire i suoi ideali si è ritrovato a Quarto Oggiaro (Milano, ndr) dove scoprirà l’impegno sociale ma conoscerà anche Carlo Fioroni, che lo porterà nel mondo dei movimenti extraparlamentari, e sarà affascinato dall’idea di sovvertire quel sistema rappresentato dalla sua famiglia, quel sistema che lo soffocava e di cui si vergognava. Eppure era uno che le sue idee politiche le teneva coperte, forse anche per proteggere Silvia e chi aveva intorno.

In questo libro si fa strada quello spazio, quella occasione, di cui ogni racconto ha bisogno, senza pretese di completezza ed esaustività, perchè se c’è un aspetto fondamentale di questa narrazione e che l’autore intede apertamente chiarire è che ricostruire nei dettagli quel che è successo negli anni Settanta è un’illusione.

Volevo dare una risposta alla domanda di Marta, che desidera sapere chi fosse suo padre. Non dare un nome a ogni persona che tramò per rapirlo, che fu complice o più semplicemente lasciò fare. Ho avuto chiaro una volta in più che entrare e cercare di spiegare un tempo caotico e indefinibile è un’illusione pericolosa. Ci si perdono gli occhi, il sonno e la direzione.

E allora chi era Carlo Saronio? Forse basta una frase di Silvia, la mamma di sua figlia a darne un’idea: […] Poi verso sera andammo a Hyde Park e lui salì sullo scivolo. Gli feci una foto che è la cosa più cara che mi è rimasta: ha l’aria seria ma è su un gioco dei bambini. Era lui.

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