“E quel dolore e quelle domande si mischiarono alle sue ed ebbe paura che nessuno di loro avrebbe trovato risposte su questa terra”.
Sono queste parole a racchiudere non solo una riflessione del protagonista del romanzo “La cattiva stella” ( Homo Scrivens, 2018), ma anche a catturare il fascino di quest’ultimo giallo nato dalla penna della scrittrice Annavera Viva, del tutto giocato sulla molteplicità delle dimensioni su cui rimbalzano amore, legami familiari, etica e morale, bene e giusto, nonché chiaramente la vita stessa destinata, secondo la Cristianità a cui Padre Raffaele appartiene, ad un’altra realtà.
Sì, perché è per l’appunto il protagonista, Padre Raffaele, l’indagatore reso celebre già con i primi due romanzi dell’autrice, vale a dire Questioni di sangue (2014) e Chimere (2015), a vivere in prima persona, ma come del resto tutti i personaggi che ruotano attorno alle vicende che cerca di sciogliere, questa bidimensionalità in cui si inseriscono tutti quegli interrogativi che fanno del giallo della Viva, un romanzo profondo, indagatore oltre che della realtà anche dell’animo umano, come infondo richiede ogni peripezia, scena o tragedia che gli uomini, più o meno consapevolmente, si trovano a firmare.
Così nei vicoli di Napoli, più precisamente del quartiere Sanità, serpeggiano mistero, fede e tradizione, e diversi personaggi che vantano poteri divinatori finiscono effettivamente con l’influenzare il destino di alcuni abitanti del quartiere. In particolare Concetta Mele, meglio nota come Consuelo de la Fuente, che con i suoi tarocchi tieni in scacco la vita di diversi clienti: scherza col destino degli altri, finché un giorno è il suo a portarle il conto.
Padre Raffale, mentre avvia azioni concrete per “cambiare il destino” dei suoi giovani parrocchiani a differenza di chi lo “legge”, finisce, con la complicità della sua perpetua Assunta, nelle indagini e in un mondo parallelo di cartomanti, astrologi e maghi. Risolverà il caso, ma continuerà ad interrogarsi, anche dal pulpito del suo altare, su cosa sia la Giustizia.
Sullo sfondo della ricerca della verità, si collocano infatti le morti innocenti di bambini affetti da malattie tumorali, le “vendette” personali, gli “obblighi” legati a vite scelte quando si è creduto di non avere alcuna alternativa. Ed ancora il malaffare e la criminalità. Infondo a tutte queste domande, c’è un viaggio di Padre Raffaele nella disperazione, anche la sua, che c’è ad un certo punto della storia di molti, per non dire di tutti, che fa vacillare anche il più retto degli uomini. Quei momenti in cui la razionalità, la logica, la lucidità e molto probabilmente anche la fede, non rispondono come in prima persona ci si aspetterebbe.
Cosa vuole il destino? Cosa c’è scritto nel nostro destino? E perchè, soprattutto? E se davvero le stelle fossero l’alfabeto di cui ci si avvale per “appuntare”, quanto meno, il destino di tutti gli uomini? Domande dinanzi alle quali anche Padre Raffaele, prima di tutto “umano”, si trova perplesso a riflettere; domande dinanzi alle quali ci vuole coraggio e forza di volontà. E non sempre bastano.
Padre Raffaele delinea tutto questo in un’avventurosa indagine nella quale si muove come un “supereroe contemporaneo”, vestito del suo “quid”, il saio, ma con tutto il suo essere uomo colorato della simpatia che subito nasce col suo carattere e l’affetto che immediatamente si prova per la coppia che crea con la sua informatissima perpetua.