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“In lak’ech” : Stella di mare diventa Angelina e cura “La pigrizia del cuore”

[…] tu, Rocco, lo avevi nelle vene, lo amavi di un amore inconoscibile ai tuoi stessi tentativi di ragionevolezza. Tu eri sua senza esserlo stata mai e sentivi con una chiarezza splendente che lui, anche lui era già tuo, tuo da sempre e unico per sempre. Ecco, te lo eri detta, almeno eri arrivata ad ammetterlo con te stessa e avevi provato subito una specie di pacificazione […]

Sono alcune delle parole della poetessa Rossella Tempesta, autrice del suo romanzo d’esordio “La pigrizia del cuore”, utili a dare la misura di quanto siano le declinazioni dell’amore a farsi spazio tra le pagine del libro (“Edizioni Spartaco”). L’amore inteso come il banco di prova più duro per ogni essere umano, tanto per le emozioni che porta, quanto per le paure che lascia. Uno di quei “peccati” che nonostante tutto si ritorna a fare, tranne quando si decide di “mettere in letargo il cuore”. Allora non si ama né se stessi, né gli altri.


Esattamente quello che accade a Stella Di Mare. Avocatessa di successo, divorziata, poco oltre la soglia dei quarant’anni, con una figlia tredicenne che rappresenta l’unica eccezione per i battiti del suo cuore, nel suo essere l’incarnazione del sentimento più spesso di gratitudine nei confronti dell’esistenza. Stella alla pausa del suo cuore, manda in vancanza anche i suoi sensi. In fuga dall’ufficio, dalla caoticità colorata della Napoli mozzafiato, tempio delle contraddizioni e della tristemente diffusa storia di Lorenza, si reca in Abruzzo.

Lorenza è lo spaccato della contemporaneità tracciato in una storia che comunque infondo rimane infarcita di quella poeticità a cui la mano della Tempesta è avvezza. E’ anch’essa una donna divorziata, con tre figlia, alla quale lo scioglimento del matrimonio ha riservato risvolti decisamente più tragici rispetto a quelli auspicabili. Entra sferzante la violenza sulle donne, la necessità di solidarizzare e la voglia di cambiare uno status quo delle società attuale che richiede uno sforzo da parte di chiunque, semplicemente evitando l’indifferenza, come fa Stella.

Antonia De Francesco con “La pigrizia del cuore”

Intanto i monti della Majella, diventano i “Campi Elisi” di Stella, che colpita da un libro, sorseggiando una buona tisana al “Bar degli Amici”, scopre la storia centenaria della dolente e romantica Angelina, vissuta nel palazzo-castello del paese in cui trascorre le sue vacanze invernali, in completa solitudine. Stella cerca se stessa e trova Angelina e l’amore per il suo Rocco.

No, non sono né morti né vissuti insieme, ma credo che lo avrebbero desiderato tanto. Per loro, il forte desiderio di amarsi è valso come illuminazione di una sola, unica notte di congiungimento , di fusione uno nell’altra. Di desiderare di più, di stare insieme per tutto il tempo concesso alle loro vite, di restare uniuti e insieme evivere e moirire, non ne hanno avuto la forza. Sono stati schiacciati dalla società del tempo, da soli hanno accettato la corce imposta dalla voce popolare. Lui un carbonaio, lei una nobildonna. Nessuna libertà di scelta, per loro. Soprattutto nessuna per Angelina, condannata alla solitudine dalla propria casta e prima ancora dell’essere nata donna, alla fine dell’Ottocento. Anche se – mi chiedo – quale grande differenza ci sia poi tra la sua esistenza e il corso della vita di una donna cento anni dopo”.

Tratti comuni di cuori di donna. Sorelle nel tempo. E così Stella torna a Napoli da Libero, collega e uomo con il quale è profondo il legame sommesso alle paure di toglierlo dalle catene. Gli parla di Angelina vissuta lì quasi cento anni fa e di Lorenza, che vive qui a Napoli come se cento anni non fossero mai trascorsi. Stella, Angelina e Lorenza. Un solo cuore a cui far carburare la speranza della ripartenza: “In lak’ech”, “Io sono un altro te stesso”.

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