Antonio muore sul lavoro, ma la sua anima assiste al suo post-mortem. Precisiamo subito: quello che vi stiamo raccontando non è un fatto di cronaca contestuale, ma l’antefatto ad un racconto di “Fantasia (Delio)” che prende piede, però, da vere pagine di nera: quelle che riguardano la morte degli operai sui posti di lavoro.
“L’anima di Antonio – La storia di un operaio metalmeccanico morto sul lavoro”, è il titolo del e-book (Ali Ribelli Edizioni, 2021) che il suo autore Delio Fantasia – operaio, blogger, firma di diversi libri – ha scritto per accendere i riflettori sulla questione.
Risulta chiaro – anche alla luce della precisazione riportata in frontespizio – “i diritti della presente opera letteraria non sono riservati” – che l’unico obiettivo sia quello di portare alla ribalta – quanto più possibile – una storia simbolo di “tutti gli Antonio del mondo”, a cui essa stessa è dedicata.
Ecco perchè in prima battuta l’autore ha addirittura diffuso un formato free del racconto per lettori che accettassero di farsi parte di un tentativo di sensibilizzazione divulgato attraverso le “strade” dei social network che, attualmente, sorreggono la percentuale più alta di relazioni ed interazioni. Quelle nei quali vivono anche i “Rip-patori seriali”, “eticchettando” così quelle persone che si intristiscono a leggere di simili notizie ma il cui interesse precedente non è attivo come Fantasia auspicherebbe.
Sono le 2.45 di notte e Antonio muore schiacciato tra due stampi di una pressa lamiera. La storia che l’autore descrive inizialmente è quella che intercorre nei settantaquattro minuti tra il decesso dell’operaio e la chiamata ai soccorsi. Minuti dedicati ad ipotizzare la narrazione del fattaccio accaduto che consta innanzitutto di un certo “mettere a posto la scena”. Quella che segue è la reazione dei dirigenti della fabrica, delle sigle sindacali, della famiglia, degli inquirenti, che Antonio osserva grazie alla gentile concessione che “Uno” ha fatto alla sua “monade” di sopravvivere per alcuni mesi prima di spegnersi definitivamente. Un periodo che si trasforma – a tratti – anche in un mea-culpa del 35enne per come si è comportato proprio in qualità di “operaio aziendalista”.
“La morte sul lavoro non è una disgrazia – scrive l’autore in un passaggio del racconto, facendolo dire al suo protagonista Antonio – non è un evento accidentale, è sempre qualcosa di prevedibile ed evitabile. Vorrei poterlo dire ai miei ex-colleghi di lavoro, ma sono solo un’anima dell’Uno. Chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato”.
“Per rendere omaggio a tutti i morti sul lavoro un esercito invisibile di operai, che anche in queste ore stanno sacrificando la propria vita sull’altare del profitto della borghesia”, spiega l’autore Delio Fantasia, che nella prefazione, avverte anche: “E’ una brutta storia. E’ una storia di merda”. All’inizio verrebbe da credere che sia per il linguaggio, per la crudezza di certe descrizioni; alla fine si comprende che è perchè è una storia che non dovrebbe essere tale. A prescindere dall’aggettivazione.