“Il tempo è la più assurda condanna che l’uomo si è inflitto da quando ha cominciato a misurarlo, a segmentarlo all’infinito facendogli prendere coscienza del suo trascorrere inesorabile”, ma Figli di El Alamein (Ali Ribelli Edizioni, 2020) di Pasquale Scipione nasce proprio per prendersi gioco del tempo.
Può il tempo infierire sull’amore tra un padre ed una figlia? O può forse cancellare l’amore più grande di una vita? Può il tempo fare qualcosa in più che esclusivamente allontanare, ma non cancellare, il dolore di una guerra? Non può. In particolare non può farlo fin quando autori come Pasquale Scipione scriveranno romanzi come Figli di El Alamein: un vero e proprio tributo d’amore, il solo grande nemico del tempo.
Nonostante un tragico incidente ribalti la quotidianità di Pietro e Clara, una meravigliosa coppia di anziane persone unite da un amore profondissimo, la loro casa continua ad ospitare quell’amore che vive solido, continuando a tenerli uniti oltre il tempo e lo spazio. La vulnerabilità umana, dunque, nulla può nei confronti di sentimento così importante che fa da collante ad una vita di alti e bassi con cui Pietro si ritrova a fare i conti ripensandola a ritroso e trovando in un nodo indissolubile tra Storia e la storia famigliare di Clara l’origine di tutto il tormento che aveva caratterizzato la loro relazione. L’angoscia di Clara figlia del disperso Tenete Carlo, così come di tutte quelle generazioni di bambini che hanno aspettato, invano, il ritorno dei loro genitori da una guerra, come i “Figli di El Alamein”.
Il romanzo di Pasquale Scipione, quindi, è un ossequio alla memoria di una pagina di storia che ha visto tragici protagonisti molti italiani e non solo, ma è tra le righe – non troppo celatamente – l’omaggio all’amore di e per una donna, emblema del grande coraggio di cui il femminile è in potere e rispetto al quale, lo stesso autore in diverse occasioni l’ha confermato, il maschile è recessivo.
Scrivere significa imprimere un ricordo e questo l’autore Scipione lo sa bene e appare del tutto intenzionale l’intento di regalare l’eternità a “Clara”, all’amore di cui tale personaggio è mirabile emblema; un amore che è quello doloroso nei confronti del suo disperso padre, che è quello comprensivo e severo per i suoi studenti liceali, che è quello passionale eppur riflessivo per il suo Pietro e per tutti i bambini che sono il futuro.
A Clara. T’osservo / mentre mi siedi accanto / le tue labbra accennano il mio nome / i tuoi occhi accarezzano il mio volto / la tua mano afferra la mia mano / sento crollare le certezze / in una voragine d’impotenza / Vorrei ridarti il tempo dell’amore / il tuo sorriso di bambina / scomparso ormai dalle tue guance / la luce ardente dei tuoi occhi / fissa ormai lontano l’amore per la vita / e mentre cerco le parole / per esprimerti le mie emozioni / sento inane questo sforzo / lo sgabello sghembo della vita / opprime la mia inutile sofferenza / Ma io ti amo sempre.