Le malattie sono curabili, ma il destino è incurabile –e queste stesse parole sono frutto di una consapevolezza sì profonda da impiegare un intero destino per riemergere dalla viscere del nostro corpo. Alejandro Jodorowsky – drammaturgo, attore, poeta, scrittore, – noto come lo “sciamano occidentale” con Il Maestro e le maghe ( Universale economica feltrinelli, 2019) regala ai suoi lettori un altro tassello della sua vita vissuta intensamente alla ricerca di se stesso. In questo libro – pubblicato nel 2005 – Jodorowsky parte dall’incontro con il maestro giapponese Ejo Takata che lo inizia alla meditazione, al buddhismo zen e ai misteriosi e affascinanti koan, vale a dire dei veri e propri enigmi, che rifuggono dalla ragione per la loro risoluzione; domande apparentemente assurde, che spingono oltre i confini della logica, dell’immanenza della parola per aprire a visioni totali e totalizzanti che trasformano – di conseguenza – i Koan in indizi che, in archi temporali anche molto lunghi, anni, aprono la strada alla cosiddetta “Illuminazione”.
Koan per le cui risposte occorre che l’uomo rispondo all’imperativo Intellettuale impari a morire!
*Molte persone non sanno che cosa siano i Koan, o pur conoscendoli non vi danno importanza. Un Koan è una domanda che il maestro zen rivolge al discepolo perchè la mediti, l’analizzi e poi dia una risposta. L’enigma è sostanzialmente assurdo, impossibile dare una risposta logica. Ed è proprio questa la sua finalità: fare in modo che il nostro punto di vista individuale si apra all’universale, per aiutarci a capire che l’intelletto – parole, parole, parole – non può dare risposte…
Gli anni trascorsi dall’autore al cospetto del maestro giapponese, alle prese con lunghe meditazioni in grado di mettere alla prova corpo e spirito, sono costellati – inoltre – di altri quattro incontri fondamentali, quelli con le “Maghe”.
*Questo libro – si legge nel prologo – è la testimonianza di due lavori: il primo, con il maestro, consistente nel domare l’intelletto. Il secondo, con le Maghe, consistente nell’abbattere ogni corazza emozionale, fino a prendere coscienza che la vacuità tanto desiderata è un fiore che affonda le radici nell’amore.
Oltre a la curandera Pachita , la sacerdotessa dei funghi Maria Sabina e la cantante cilena Violeta Parra che hanno condizionato la sua vita, Alejandro Jodorowsky incontra Leonora Carrington che gli regala la donna interiore di cui ha tanto bisogno; Irma Serrano la Tigressa., una maga in grado di organizzare un mondo immaginario e viverci dentro, con la consapevolezza che sotto la maschera del caso si nasconde il miracolo. L’autore incontra, successivamente, Dona Magdalena che lava i suoi sette corpi, così come gli antenati avevano l’abitudine di lavare i defunti prima di seppellirli, e non perchè credevano che fossero sporchi, ma per liberare la carne e i loro sei corpi intangibili dai legami sbagliati con la materia; ed infine, Renya D’Assia, con la quale giunge finalmente a pensare a se stesso come umanità e non più come individuo, appronda – in effetti – al pensiero androgino.
Jodorowsky da barbaro psicologico risolve tutti i koan quando finalmente usa entrambi gli emisferi e tutte le sue viscere. Raggiunge l’ “illuminazione” comprendendo che il modello della realtà non è la realtà. Un anello che cresce simboleggia un amore crescente, ma non è l’amore reale. La parola che descrivere il mondo non è il mondo. L’esistenza può essere né lo spirito né il corpo, è quello che è e non come l’analizza o la concepisce il nostro intelletto.