Virginia Vallejo: conduttrice tra le più famose della tv colombiana e amante di Pablo Escobar capo del cartello di Madellin, due premesse che ne hanno fatto l’autrice di Amando Pablo e odiando Escobar(Giunti, 2017) più di un libro un lungo “pezzo di cronaca” a metà tra i dettagli della dimensione politica, “affaristica”, dell’ ex-parlamentare colombianoed il profondo legame amoroso vissuto dai due.
Né sarebbe corretto, data l’indulgenza nei confronti del suo amato in alcuni passaggi narrativi, come quello dell’ultimo giorno felice perfetto vissuto proprio con lui, lasciar presupporre un’apologia dell’amato.
Le parole, quindi, non sono quelle di una donna che intende “giustificare” il suo sentimento piuttosto spiegarlo, renderlo comprensibile, grazie ad una consapevolezza che mai l’ha abbandonata anche durante i vertiginosi tempi vissuti accanto ad Escobar e di cui a maggior ragione si riappropria nel momento in cui, nel 2006, un aereo della Dea la trasferisce in gran segreto negli Usa, in quanto testimone chiave di due tra i più importanti processi politici della Colombia: l’omicidio di un candidato alla presidenza e l’attacco al Palazzo di Giustizia condotto dai narcos di Pablo Escobar che ha provocato un centinaio di vittime.
Il “trasferimento”, così come il non aver lavorato più in tv, sono alcune delle conseguenze che la Vallejo ha raccolto a seguito delle sue scelte; scelte che l’hanno condotta anche alla pubblicazione di questo libro, già nel 2007, dando vita ad una serie di importanti rivelazioni anche oltre a quelle relative al suo rapporto con Escobar.
E’ una ricostruzione, apparentemente lucida e dettagliata, di quella storia d’amore, di sesso, di politica, di cronaca e di violenza di quegli anni ottanta particolarmente intensi. Nel linguaggio che più di altri, probabilmente, le appartiene, quello giornalistico, potremmo dire che, magari corredato di qualche immagine, il suo libro sarebbe una sorta di reportage di un “viaggio” nel “mondo di Escobar” da un punto di vita decisamente ravvicinato.
La Vallejo protagonista della tumultuosa relazione disegna il “suo Pablo”, catturato dagli occhi di una donna in grado di farne emergere, attraverso, la sua lettura di diversi episodi l’ esperto di geopolitica, così come la mente più moderna che abbia mai conosciuto ed ancora l’uomo appassionato prevalentemente all’ esercizio del potere, ma anche un sadico depravato mille volte peggiore di quelli del film dell’orrore.
Quello che la giornalista colombiana ritrae è dunque sìun sanguinario, corruttore, il Re della cocaina, ma anche quell’uomo che gode della fama di “Robin Hood” per le sue iniziative a beneficio dei derelitti delle bidonville.
“Escobar è uno degli uomini più spietati che abbia prodotto in tutta la sua Storia una nazione in cui gli uomini si nutrono spesso dell’odio, dell’invidia e della vendetta; man mano che passa il tempo, e l’amore si trasforma, ho cominciato a vederlo come un bambino grande che porta sulle spalle una croce sempre più pesante, costituita dalle responsabilità immaginarie e deliranti di coloro che l’ambizione porta all’ossessione del controllo e del dominio assoluto su tutto: sulle circostanze che lo riguardano, sull’ambiente che frequenta, sul destino che gli è dato e persino su tutti gli esseri umani che possono far parte del suo passato, del suo presente e del suo futuro”.
Credo chequesto libro incarni la misura delle tante sfaccettature della natura umana, capaci di tradurre l’apice di un animo nella tracotanza che diventa qualcosa d’altro, come un senso di rivalsa che diventa crimine; come l’amore che coesiste brevemente con l’odio prima di lasciargli il passo, senza spazio per congiunzioni di sorta, ma solo ad una paratassi: Amando Pablo Odiando Escobar.