Una coniugazione in tre racconti di amore, genitorialità e spiritualità: tre delle compenti più forti di tutta la narrativa della scrittrice triestina Susanna Tamaro che non trova tema di smentita neanche nel testo “Rispondimi” ( Mondadori, 2001).
La popolare autrice di “Và dove ti porta il cuore”, da cui è stato tratto anche il film di Cristina Comencini del 1995, nelle tre storie di questo libro fa dei suoi protagonisti “attori” alle prese con il loro divenire nel grembo di una meternità più o meno voluto nello scenario drammatico di una quotidianità che potrebbe sorprendere chiunque. Quei risvolti tragici che alle volte segnano il passato di un invidivuo, altre il futuro, con pieghe inaspettate, che stravolgono quello che è quasi sempre un precario equilibrio emotivo.
E’ nel titolo che, dunque, ritroviamo l’essenza: “rispondimi”. Perchè sono le risposte, le spiegazioni che vorremmo da qualcuno, anche in barba a chi sia realmente, purchè ci spieghi il motivo di alcuni eventi, di alcune circostanze che ci sconvolgono, che ci smarriscono. La fede è senza dubbio logorroica rispetto ad uomini attoniti che il più delle volte non sanno che dirsi, ma non tutti hanno il dono della Credo e allora per certi c’è solo il deserto ad accoglierli.
Accade nell’omonimo primo racconto, “Rispondimi”, in cui il punto interrogativo accompagna una giovanissima orfana di padre ignoto e madre prostituta, cresciuta tra un collegio gestito da suore e una coppia di zii bigotti e violenti. Una giovanissima orfana che cerca il sollievo nell’alcool, che si affaccia al riscatto sociale ed indivduale, per accasciarsi di nuovo su se stessa, nel momento in cui poggia le mani sul suo ventre che comincia a gonfiarsi di vita e come un cerchio è al punto di parteza. Si ritrova come la madre alla sua età e non si sente più giudice, più certa, guarda il cielo e cerca una risposta, perchè la sola accettazione non le basta.
Così guarda la stanza e cerca una risposta, perchè la sola sete di vendetta non le basta, una bellissima vedova che ha visto il figlio morire sotto i colpi morali e fisici un marito e padre violento nel secondo racconto “L’inferno non esiste”; guarda la lettera e cerca una risposta, perchè il solo “eccesso d’amore” non gli basta, l’agronomo uxoricida della terza ed ultima storia “Il bosco in fiume”.
Allora se prendessimo per certo che Dio, materia mistica in sé contiene tutto ciò che è, Dio sarebbe forma, Dio sarebbe tutto, ed in quel vuoto in cui guardano i protagonisti sarebbe rivolta la muta preghiera, “Rispondimi”, in realtà ci sarebbe la consolazione del disegno di Dio, che non sempre è facilmente compresibile, in quel labile confine tra ciò che bene e ciò che male che lascia spazio ad enormi perplessità.
Ma se prendessimo in considerazione che quel vuoto non sia colmato da nessun disegno divino, in una fede messa alla prova, che traballa davanti al dolore più forte, che solitamente ha per matrice l’amore, allora “Rispondimi” non è solo una preghiera inevasa, ma in generale risulta una sorta di richiesta sospesa.
Il “Rispondimi” della Tamaro, sembra piuttosto rimanere in potenza, come un tentativo di capire, una ricerca di spiegazione, uno squarchio, soprattutto per chi legge, per riflettere sul connubio tra amore e dolore, che sempre più di frequente assumono sembianze talmente vicine, ma mantengono sostanze così distanti da tramortire i cuori delle persone. “L’amore vince tutto, aveva spesso sentito ripetere. L’amore è più forte della morte. E invece non era vero, perchè l’amore anche se esiste, è fragile. E’ così fragile da essere pressocchè invisibile”.