Che la bellezza potesse salvare il mondo è un auspicio formulato, nel tempo, da molti scrittori. Zaira Magliozzi, con il suo 15 minuti di Bellezza al giorno (Amazon, 2021) ne fa una prova concreta raccontata nella sua vita, raccogliendola narrativamente in questo testo diaristico che incarna il crescendo del processo salvifico che ha realmente vissuto.
Al compimento dei suoi trentacinque anni, la Magliozzi si rende conto di essere “imperfetta”, una consapevolezza che la spinge a “lavorare su se stessa”, smettendola di perdere tempo “dietro a cose inutili” senza aver “paura di sbagliare”. L’autrice decide di imparare a “professare l’errore come una religione” e così dal 20 gennaio 2019, per un anno intero, decide di “cercare la Bellezza” nella sua vita quotidiana, dedicandole quindici minuti di tempo, tutti i giorni, “per contemplarla” e scrivere ciò che le trasmetteva.
Un percorso in salita, inizialmente, che si evolve pian piano in una sorta di esercizio di stile alla ricerca della sostanza del suo quotidiano, evidentemente troppo perso dietro una forma che non riusciva a diventare sostanza.
Il primo racconto di questo percorso è sui social: Zaira Magliozzi apre un canale Instagram chiamandolo @15minofbeautyaday – convinta di poter tenere lontani abbastanza i giudizi altrui senza che la tangessero e che il riallacciare i fili della narrazione di se stessa un giorno le avrebbe giovato.
Il libro che ha firmato non solo conferma questi presupposti, ma è tra i primi esperimenti, dunque, di un libro nato sui social e per re-inventarsi, successivamente, nel più classico degli “abiti” letterari: un diario.
L’intesità di un periodo vissuto ad “alta quota” emotiva come quello che Zaira Magliozzi si è conessa, forse dovremmo concedercelo tutti: per toccare con mano tutti i propri limiti, quelli caratteriali, di scelta e di consapevolezza, per potersi guardare indietro, soffermarsi sul presente e vincere la “paura” del futuro. Cosa deve scattare per tentare il ristabilimento delle priorità vitali? La morte: delle convinzioni di comodo, delle forze di “sopportare” che sembrano raschiare il barile, delle bugie che a volte ci si racconta, non troppo innocentemente, illudendoci, o di qualcuno che può rappresentare tutto questo o quanto meno metterlo in discussione.
“C’è voluta la morte di mia madre per farmi uscire allo scoperto, per farmi prendere in mano la mia vita, viverla veramente, senza paura, come faceva lei, a viso aperto. Se c’è un motivo per cui ho deciso di scrivere questo libro è lei”.
Con 15 minuti di Bellezza al giorno trascorsi ovunque ce ne fosse in Italia – a partire da Gaeta (Lt), Formia (Lt), Roma per arrivare fino Selinunte, Milano, Firenze e tanti altri angoli più o meno remoti – o fuori dall’Italia, come in Slovenia, con le “stagioni a passo di giava”, nonstante la “guerra” non fosse quella di Piero, ma quella di Zaira.
Ha attraversato un inverno, una primavera, un’estate e un autunno, facendo ciò che credeva impossibile: ritrovare la bellezza dei luoghi attorno a lei, per riconciliari con quella dentro di lei.
“E’ passato un anno, e qui, davanti a questa spiaggia stretta, a questo mare grigio e all’orizzonte, mi ero fatta una promessa. Volevo superare i miei limiti, credere in qualcosa, e impegnarmi al massimo. Volevo che la ricerca della Bellezza, nella mia vita quotidiana, mi cambiasse la vita. E magari la cambiasse un po’ anche a chi avrebbe fatto questo viaggio con me. Ora lo posso dire. Ho passato quel muro. Quel muro di dolore e mancanze. Quel muro che mi ha tenuta chiusa in me stessa. Grazie a questo viaggio l’ho attraversato, ora sto uscendo, per andare a vedere cosa c’è dall’altro lato. E lo so che sarà bellissimo. Ci vediamo in viaggio!”.
Il cerchio di Zaira Magliozzi andava chiuso e così questo coraggioso percorso è divenuto il libro 15 minuti di Bellezza al giorno, affinchè tutti i pezzi rimanessero al loro posto in coincidenza con i luoghi della mente che non potevano rimanere sparsi.
“Devo pubblicare questo libro. Devo mettere insieme tutti i pezzi che ho lasciato sparsi nei luoghi della mia mente. Perchè è la cosa giusta da fare, perchè è la parte mancante per chiudere il cerchio, perchè è l’ultima fase di questa terapia che mi sono autoimposta. Scrivendolo, buttandoci tutta me stessa, come se dopo non dovesse esserci più niente”.
Zaira Magliozzi, senza saperlo, è un “Animologo”.