“Lascia andare il braccetto nel secondo solco grande. Così…tac. Senti il rumore della punta che tocca il vinile poi fa giusto un giro e mezzo e cominciano i solchi più vicini…parte il suono…senti come sfiora appena la base….riprova…se lascia il braccetto nel primo solco grande rischi che esca dal disco e si rompa. Si spezzerebbe la puntina. Ti devi mettere a circa un centimetro dal vinile, più alto sarebbe troppo perché quando stacca arriverebbero molto forte sul disco e si sentirebbe il rumore. Guarda: toc…piomba sul vinile. Non va. Devi stare a un centimetro e lasciare andare lentamente…tac…deve essere un movimento morbido”. Nulla poteva essere più morbido della sue mani. La verità è un cosa così diversa da quello che appare e scompare, da ciò che fai, da ogni cosa che sembra scontata.
La storia nata dalla penna di Graziella Di Mambro è tutta qui. Il romanzo d’esordio della giornalista di punta del quotidiano “Latina Oggi” è esattamente quanto ella stessa scrive nella prima pagina del primo capitolo: la vita, come un disco, deve essere trattata con cura; per ascoltarla bisogna posizionare la puntina nel modo giusto, al momento giusto per non danneggiarla. Bisogna guardala sempre da vicino – “ a un centimetro” – e come non metti bene a fuoco la tua mente comincia a mentire per farti stare bene. Ti fa sentire solo un paio di mani morbide e la verità che ti racconta è completamente distante dalla realtà in cui la pesca.
Tutte le bugie necessarie per essere felici (EgoEta, 2017) è la storia con cui Graziella Di Mambro è riuscita a dire tutto questo, a raccontarlo con una scorrevolezza stupefacente, in una trama semplice ed efficace. Il punto è che il disco ha un altro lato da ascoltare e allora il romanzo della Di Mambro si impreziosisce di quel “fiuto da cronista” di cui ella stessa non è certamente sprovvista e lo sfondo di questa tragica e catartica vicenda per la protagonista – l’esperta di comunicazione della Mayer, Francesca Dorelli – diventa anche l’occasione di raccontare uno spaccato della Storia di un’Italia, quella degli anni settanta del Novecento, dominata dal Terrorismo.
La piccola storia di Francesca e la grande storia del Paese si intrecciano proprio sotto i suoi occhi pur non vedendolo, neanche sospettandolo, fino a quando il ritrovamento di alcune foto, in casa dei genitori, non la riportano indietro di venticinque anni a rivivere la tragedia della morte del suo primo, indimenticabile, amore – Giovanni – in un incidente stradale, sul quale era arrivata inconsapevolmente mentre si cimentava a fare la giovane reporter.
Quella morte era rimasta lì sospesa in quel momento. Lì l’aveva lasciata andando avanti con la sua vita professionale e privata, ma non l’aveva dimenticata. Così i dettagli delle foto, grazie al nuovo sguardo con cui si ritrova ad osservarle, la spingono a cercare una verità come se ne avesse sempre rimandato la catartica consapevolezza, senza riuscire a piangere il suo Giovanni.
La Di Mambro cerca di raccontare il “rumore che fanno i sentimenti quando inciampano negli spigoli”; si districa con abilità tra la narrazione della nascita del primo amore, la dolorosa elaborazione del lutto, la faticosa ricerca della verità e la granitica scoperta della stessa, vale a dire tutto ciò che si sceglie quando si abbandonano Tutte le bugie necessarie per essere felici.